Gli uccisori

Per i fan di Dylan Dog non c’è bisogno di spiegazioni. Per tutti gli altri, appena due parole di spiegazione sull’immagine che vedete qui sotto: si tratta della copertina (opera di Villa) di uno dei primi e storici albi della celebre serie a fumetti (il numero 5 per l’esattezza, scritto da Sclavi e disegnato da Dell’Uomo, uscito nel gennaio 1987, ovvero quando ancora Dylan Dog era un fenomeno di ultra nicchia, lontanissimo dal successo clamoroso che avrebbe conosciuto in seguito). La trama dell’episodio è abbastanza semplice: un’ondata di brutali omicidi, tutti compiuti da gente comune e all’apparenza senza alcun legame tra di loro, sconvolge Londra. Una vera e propria epidemia di violenza cieca su cui Dylan Dog viene chiamato a indagare da un eccentrico lord inglese, il quale, grazie a una bizzarra macchina di sua invenzione, il “Bad Detector”, rileva una percentuale altissima di energia negativa nell’aria londinese.

Una storia che, di questi tempi, mi torna sempre più spesso alla mente.
Come se Sclavi, in quella Londra immaginaria e horror-splatter di trent’anni fa, abbia saputo presagire e tratteggiare una efficacissima metafora della nostra società di oggi: iperfobica, isterica, paranoica, rabbiosa, dove tutti sono in guerra quotidiana con tutti ma soprattutto con il proprio vicino di casa.
Nel fumetto persone assolutamente “normali” improvvisamente impazziscono uccidendo chiunque gli capiti a tiro. Non siamo a questi livelli (anche se ondate di assurdi “omicidi quotidiani” senza legami tra di loro si verificano spesso e volentieri), ma la rabbia cieca, la ferocia senza nome, la paranoia che scatena violenza, sono qui, per strada, tra noi.
L’energia negativa nell’aria è palpabile, anche senza lo strambo Bad Detector di lord Wells.

Questa settimana appena trascorsa l’autista dell’autobus su cui viaggiavo si è fermato a un incrocio, è sceso dal veicolo per inveire contro il conducente di un’auto che tardava a fare manovra, impedendo momentaneamente il passaggio del bus. L’autista ha urlato insulti di ogni genere picchiando i pugni sul vetro della macchina fino a che questa non è riuscita a ripartire. Sempre in autobus ho assistito a un principio di rissa tra passeggeri per chi doveva scendere prima. Al bar un cliente è praticamente saltato al collo della barista perché lei aveva capito male l’ordinazione. Per strada una donna in bicicletta ha quasi travolto una signora anziana: non solo non ha riconosciuto la colpa, ma è tornata indietro urlando di tutto all’anziana colpevole, a suo dire, di non essersi spostata al suo passaggio. E non si contano le urla, le minacce, gli insulti sparsi sentiti qua e là, in strada, al bar, in treno, in autobus.
Il tutto in una sola settimana.
E, soprattutto, solo ciò che ho potuto vedere io, semplicemente uscendo di casa, nei limitati tragitti nel mio quotidiano.
Ma a mettere insieme ciò che vediamo tutto e soprattutto ciò che possiamo leggere nelle pagine di cronaca, il quadro generale è molto più che inquietante.

Nel fumetto di Sclavi, Dylan Dog – mentre tutti davano la colpa delle ondate di follia al gran caldo – riesce a scoprire che la causa di tutto è una multinazionale gestita da un potentissimo politico, che immette sul mercato oggetti contenenti una sostanza che, appunto, spinge chi ne entra in contatto a uccidere.
Tranquilli, non starò qui a parlarvi di chissà quale fantascientifico complotto esistente nella nostra società.
Vi dirò soltanto che il fatto che la gente comune sia così così impegnata a inferocirsi per niente e a gettare le proprie frustrazioni contro incolpevoli, così impegnata a scatenare continue guerre tra poveri, fa comodo a molti.
E che il mercato imbestialisca l’uomo, al di là dei complotti, è davvero una splendida metafora dei giorni nostri.

#LuneDiBlog
#laSettimanaInTremilaBattute
#resistenzeRiccardoLestini

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