Se un bimbo in riva al mare non gioca con gli aquiloni

Se un bimbo in riva al mare non gioca con gli aquiloni, allora costruisce castelli di sabbia, saltella sul bagnasciuga zampillando acqua salata in spruzzi minimi e innocenti come ognuna delle sue mani.

Se un bimbo in riva al mare non gioca con gli aquiloni, allora gioca coi bastoncini rincorrendo il rumore delle onde nelle leggende incantate che solo le conchiglie sanno narrare.

Se un bimbo in riva al mare non gioca con gli aquiloni, allora si perde nel candore dei sogni mentre la mamma gli asciuga il sudore stringendolo al petto e cullandolo tra spicchi d’ombra e soffi di salsedine.

Eppure tu, bimbo che in riva al mare non giocava con gli aquiloni, non costruivi castelli di sabbia, non saltellavi sul bagnasciuga, non ascoltavi conchiglie né riposavi nel candore dei sogni.

Tu in riva al mare non giocavi con gli aquiloni perché è stato il mare a portarti, bimbo reso dai flutti e dal sangue alle spiagge della vergogna.

Tu in riva al mare non giocavi con gli aquiloni perché i fili erano già stati recisi e spezzati prima che li potessi toccare.

Tu in riva al mare non giocavi con gli aquiloni perché a quella riva sei arrivato già morto, fagottino a testa in giù come addormentato nella culla di una spiaggia.

Tu, carni bianche di pischelluccio che dovevi assordare i passanti con strilli e capricci e che invece lasci solo il rumore assordante del silenzio del tuo corpicino freddato.

E vorrei dirti basta dormire, non lo vedi che è arrivata l’estate?
Basta scherzare, dammi la mano e vieni qui a giocare con gli aquiloni, basta scherzare e alzati, vieni via da quella maledetta fotografia.

E io quella fotografia non la voglio pubblicare.
Non per pudore o rispetto, ma perché è questo nero immenso e senza speranza quello che vedo adesso. Questo nero immenso e atroce il segno del novello Erode che ha ordinato la nuova strage degli innocenti in nome di un nuovo Cristo da salvare e crocifiggere, il segno di un dio orrendo e assassino cui è stato dovuto pagare questo tributo di sangue.
Perché è questo nero immenso e senza speranza il mondo che ieri, tutti quanti, nessuno escluso, abbiamo costruito e che domani lasceremo ai nostri figli, un mondo senza umanità né esseri umani, senza pietà né bellezza.
Perché è dietro questo nero che si nascondono i piccoli volti, i piccoli corpi e gli immensi sorrisi di tutti gli altri, tutti gli altri milioni e miliardi di bimbi che come te, in te e con te sono morti, stritolati e schiacciati nella follia e nell’indifferenza di un mondo che avrebbe dovuto raccontargli favole e ha saputo soltanto regalargli la morte.
Perché è questo nero che tornerà a coprirci gli occhi domani, quando dimenticheremo la tua foto e gli altri morti innocenti, quando saremo troppo impegnati a tornare nei miseri incendi delle nostre anime egoiste per far sì che qualcosa cambi davvero.
Questo il nero della mia anima ridicola, delle mie stupide lacrime, di questo mio volgare scrivere parole troppo piccole e troppo idiote per l’immensità gigantesca della tua morte.
Perché il nero è assenza di colori: tutti quei colori che abbiamo violentemente strappato alla tua innocenza.

Buonanotte, biondino.

Riccardo Lestini

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