Il grande Sergio e il fuorigioco inesistente

Luglio 1982. Avevo solo sei anni. Nemmeno compiuti, a dirla tutta. Ma come si fa a dimenticare quel luglio, quell’estate….come possibile che certe immagini, certi colori non ti entrino in testa per rimanerci in eterno?
Era il 5 luglio, tardo pomeriggio, caldo torrido e insostenibile. E all’estadio Sarrià di Barcellona andava in scena la partita decisiva per l’accesso alle semifinali del mundial spagnolo. A contendersi il posto Italia e Brasile. Il copione sembrava già scritto senza alcuna possibilità di sorprese o imprevisti di sorta. Il Brasile vantava una delle squadre più forti di tutti i tempi: Junior, Falcao, Eder, Serginho, Socrates, Zico. E fino a quel momento, nelle partite precedenti, avevano esibito un gioco irresistibile e spettacolare, sommergendo qualsiasi avversario con valanghe di gol. Dall’altra parte un’Italia malconcia, fiacca e a lunghi tratti inguardabili. Un’Italia che aveva passato il primo turno per puro e immeritato miracolo e che aveva vinto la partita precedente contro un’Argentina a pezzi e in evidente e colossale crisi di nervi. Come se non bastasse, ai brasiliani bastava il pareggio.
Quindi quel lontano pomeriggio, così come in tutto il resto d’Italia, anche nella casa in collina mio padre, mio zio e i loro numerosi amici si disposero a semicerchio davanti alla tv in attesa dell’inevitabile disastro. Io, bambino, ciondolavo da una sedia all’altra senza capire granché, ma percependo comunque quel clima di serena rassegnazione.
Eppure. Eppure il dio del pallone esiste. Esiste e si manifesta nei momenti più impensati e impensabili per sparigliare le carte, per dispensare sul rettangolo verde le più improbabili e impossibili follie. E quel giorno, il dio del pallone, era in forma strepitosa.
Sin dai primi secondi l’Italia appariva trasformata, un’altra squadra, niente a che vedere con le gambe molli e distratte che avevamo visto nelle quattro partite precedenti. Era così evidente la nuova e sorprendente determinazione degli azzurri che già dopo trenta secondi la birra aveva riempito i bicchieri degli spettatori e il numero di sigarette accese era raddoppiato. Alla rassegnazione era subentrata una minima curiosità. Della serie: stiamo un po’ a vedere, chissà….
E infatti, al 5′, Bruno Conti ridicolizza sulla fascia tre brasiliani, cambia gioco su Cabrini che crossa al volo al centro dell’area dove Paolo Rossi di testa insacca per l’1-0. Casa mia esplode d’incredulità. La curiosità di prima si scioglie in emozione…un amico di mio padre si agita troppo e rompe una sedia. Poi si ricompongono tutti. La partita è ancora lunga. Lunghissima. Solo uno fra tutti non ha esultato ed è rimasto completamente impassibile: è il Grande Sergio, uno stimato, serissimo e signorile chirurgo sulla quarantina. Uomo irreprensibile ma famoso nella zona per perdere letteralmente il controllo per le partite della nazionale. Eppure, stranamente, stavolta non ha esultato.
La gioia comunque dura poco. Passano pochi minuti e Socrates, al 12′, trafigge Zoff con un secco rasoterra tra palo e portiere: 1-1. Era solo un fuoco fatuo: bestemmie, depressioni e ritrovata rassegnazione riprendono posto in casa mia. Il Grande Sergio tuttavia, resta impassibile anche stavolta.
Però l’Italia gioca bene. Meglio del Brasile. Così bene che le speranze di una vittoria impossibile si riaccendono subito. La birra scorre a fiumi, e intorno al 20′ qualcuno ha già perso la lucidità.
Poi arriva il 25′: suicida passaggio in orizzontale di un difensore brasiliano su cui ancora Paolo Rossi si avventa come un avvoltoio, percorre cinque metri e lascia partire un siluro di destra a mezz’altezza: gol! 2-1 per noi. Casa mia esplode: due bottiglie di birra si rovesciano al suolo, si rompe un’altra sedia ed è il delirio. Delirio per tutti, tranne il Grande Sergio, che continua a non proferire parola e a non tradire alcuna emozione.
Su questo punteggio finisce il primo tempo. Incredibile. Si va al riposo con l’Italia qualificata per le semifinale.
Nel secondo tempo i brasiliani, incazzati come bisce, attaccano alla disperata. L’Italia si esibisce nel più classico dei catenacci, ma al 20′ della ripresa i nostri difensori lasciano qualcosa come DIECI METRI liberi a Falcao, che ha tutto il tempo di aggiustare il tiro e trafiggere Zoff con un missile da fuori area: 2-2. Zoff, ovviamente, s’incazza con tutta la difesa. In casa mia succede il finimondo: rosario di bestemmie, rutti, improperi, disperazione. E il Grande Sergio, immobile come un faraone imbalsamato.
A quindici minuti dalla fine calcio d’angolo per l’Italia. Batte Conti, colpo di testa di un difensore brasiliano, tiro sporco di Graziani dal limite, deviazione di Rossi e gol!! 3-2 per noi!! A questo punto casa mia viene giù: sono tutti sbronzi e incontenibili, la birra ha fatto un lago per terra, un tizio mi afferra e mi fa volare in aria per riprendermi al volo. Le urla coprono i rumori delle televisioni. E, in un angolo, il Grande Sergio, immobile. COMPLETAMENTE.
I brasiliani attaccano. Attaccano e attaccano. Finché, a due minuti dalla fine, succede. Lele Oriali ruba palla sulla nostra trequarti e innesca un contropiede micidiale: Antognoni galoppa fino alla loro trequarti, lancia Rossi che si invola sul loro portiere in uscita, Rossi non tira e restituisce il pallone ad Antognoni che a porta vuota insacca con facilità: 4-2 per noi!! 4-2. Casa mia è una nuvola di fumo e una bolgia disumana. E a questo punto, dopo OTTANTOTTO MINUTI DI SILENZIO, il Grande Sergio esplode. Urla con voce d’indemoniato, manda affanculo qualsiasi brasiliano esistente sulla faccia della terra, afferra due bottiglie e le spacca sul tavolo, digrigna i denti e al grido di: 4-2, 4-2, 4-2!!!!!, esce di casa in stato delirante, continuando a urlare e a festeggiare.
Sale in macchina, tira fuori il bandierone tricolore e inizia a strombazzare col clacson per le vie del paese sempre urlando a squarciagola: 4-2, 4-2, 4-2!!!!
Non sa, non si è accorto, il Grande Sergio, che nel frattempo IL GOL E’ STATO ANNULLATO PER FUORIGIOCO. Fuorigioco inesistente, ma la sostanza non cambia: gol annullato, ancora 3-2.
Seguiranno i CINQUE MINUTI PIU’ LUNGHI DELLA STORIA DEL CALCIO, dove i brasiliani sfioreranno ALMENO TRE VOLTE IL PAREGGIO, specie all’ultimo secondo, quando Zoff fermerà sulla riga di porto un pazzesco colpo di testa di Paulo Sergio.
Poi, fischio finale e festa incontenibile per la partita più pazzesca della storia dei mondiali. Ma del Grande Sergio, nessuna notizia.
Lo ritrovarono alle due di notte, ancora viola in volto, la bava alla bocca e in evidente stato confusionale. Ancora gridava: QUATTRO A DUE.
Cosa abbia fatto o dove sia stato a festeggiare il Grande Sergio tra le sette di sera e le due di notte, è a tutt’oggi un mistero insolubile. Fatto sta che era così convinto del risultato, che nessuno ebbe il coraggio di dirgli che il gol di Antognoni era stato annullato.
E la leggenda vuole che ancora oggi, il Grande Sergio, sia convinto che quella drammatica partita sia finita 4-2…..
Ciao Grande Sergio….