Prologo a “Con il tuo sasso”

La differenza tra storia e oblio sta nella persistenza, nel corso del tempo, degli eventi.

Ecco che allora stasera, vi racconterò cose che, di fatto, non sono mai esistite.

Cose che risalgono al luglio 2001, storie che raccontano di pestaggi indiscriminati contro manifestanti inermi, di reclusioni coatte nei centri di detenzione temporanea, del massacro spaventoso all’interno della scuola Diaz. Storie di denti rotti, di arti fratturati, di teste aperte, di polmoni perforati, di ragazzi arrestati e poi misteriosamente spariti nel nulla per giorni. Storie di un omicidio, alle cinque e mezzo del pomeriggio, in Piazza Alimonda, a Genova, durante l’incontro tra i più grandi potenti della terra, il G8.

Mi ricordo che in quel luglio 2001 arrivai a Genova con il pullman. C’erano Gianluca, Mariella, Angelica, Giovanni, Alessandra…e altri trecentomila sconosciuti. Fino a quel giorno Genova per me era soltanto una canzone di Paolo Conte, la terra di Tenco e De André. Da quel momento è stata invece corse, cordoni, rumore di elicotteri, inseguimenti, cariche, odore acre dei lacrimogeni, paura di morire.

Ma è accaduto veramente tutto questo? Ragazzi che oggi hanno sedici, diciassette o diciott’anni, di quei giorni ne ignorano completamente l’esistenza. Magari sanno tutto della peste nel Monferrato e del Congresso di Vienna, ma di Genova, luglio 2001, G8, niente.

La differenza tra storia e oblio sta nella persistenza, nel corso del tempo, degli eventi.

Allora forse no, forse Genova non è mai esistita, forse tre giorni di totale e assoluta sospensione dello stato di diritto, non sono mai accaduti. La versione ufficiale ci racconta che Genova 2001 fu un assedio guidato da orde di facinorosi, incendiari e devastatori, che misero a ferro e fuoco la città, costringendo le forze dell’ordine ad una azione repressiva che, loro malgrado, in pochi e circoscritti episodi, degenerò inevitabilmente in violenza.

Eppure Genova è stato l’evento mediatico più filmato, fotografato e documentato della storia. Filmati, fotografie e documenti che smontano pezzo per pezzo questa vulgata ufficiale, rovesciandola completamente. Ma sono filmati, fotografie e documenti sepolti da sei anni nel sottobosco della controinformazione, delle pubblicazioni indipendenti, del tam tam telematico. Sepolti dall’assoluto silenzio dell’informazione ufficiale.

La differenza tra storia e oblio sta nella persistenza, nel corso del tempo, degli eventi.

Allora Genova non esiste, non è mai esistita. Non esiste l’omicidio di Piazza Alimonda, ma esiste l’archiviazione giudiziaria, del maggio 2003, che ha negato, rispetto a quegli eventi, non solo la ricerca della verità, ma anche lo stesso svolgimento di un processo. È morto un ragazzo di ventitre anni e non c’è stato nessun processo, ma un’archiviazione dai contenuti inquietanti che, di fatto, ha sancito la legittimità dell’uso delle armi. Ma che importa? Piazza Alimonda non esiste e non esistono nemmeno le cariche immotivate e indiscriminate delle forze dell’ordine. Esistono invece, dal dicembre 2002, ventitre manifestanti indagati per i fatti di strada. A loro vengono imputati reati gravissimi direttamente ripescati dai codici penali del ventennio fascista: devastazione e saccheggio, reati che prevedono pene durissime, applicati in rarissime occasioni nella storia d’Italia, e sempre in situazioni di estrema e drammatica instabilità politica e sociale. Di solito, per azioni simili, compiute nel contesto di manifestazioni, vengono contestati reati minori, come il danneggiamento. Inoltre, alcuni dei manifestanti imputati, non sono nemmeno colti dai filmati mentre stanno commettendo qualcosa di particolare, ma soltanto fisicamente in prossimità del reato. In questo caso le accuse parlano di complicità ideologica alle devastazioni. Oppure c’è il caso singolare di un manifestante ripreso mentre sta rubando un prosciutto da un supermercato: devastazione e saccheggio, anche per lui. Tanto Genova non esiste, ma esistono ventitre manifestanti accusati di devastazione e saccheggio, per i quali sono stati richiesti, complessivamente, circa 225 anni di reclusione. Richiesta poi ridimensionata: i 225 anni sono diventati 102, le pene superiori ai sei anni sono “soltanto” nove. Ma tutto questo basta a fare giustizia? La tesi dell’accusa non viene smontata, e continua ad essere legittima, per i fatti di Genova, la contestazione del reato di devastazione e saccheggio. E allora Genova continua a non esistere, ma esistono i responsabili del massacro alla scuola Diaz, quasi tutti appartenenti ai più alti vertici della Polizia di Stato, anche loro sotto processo. Eppure, a differenza dei ventitre manifestanti, questi alti funzionari di Polizia in questi anni hanno avuto, chi più chi meno, rimozioni dai loro incarichi che prontamente si sono trasformati in promozioni. Ultimo, in ordine cronologico, il caso di Gianni De Gennaro, capo della Polizia ai tempi del G8: prima rimosso dall’incarico e poi promosso a capo di gabinetto del ministero degli Interni.

Genova non esiste e non esiste nemmeno una commissione parlamentare d’inchiesta su tutti questi fatti. Una commissione parlamentare che addirittura era nel programma elettorale di una coalizione di partiti. Quella coalizione, l’Unione, il centro sinistra, nel 2006 ha vinto le elezioni, ma la commissione parlamentare non è esistita ugualmente: prima da bicamerale è diventata monocamerale, e poi è stata bocciata. Bocciata dal centrosinistra.

La differenza tra storia e oblio sta nella persistenza, nel corso del tempo, degli eventi.

Genova non esiste. La bocciatura della commissione monocamerale la condanna all’oblio perpetuo, il parlamento italiano rinuncia, definitivamente, ad affrontare la sua storia più recente, a cercare la verità in un episodio, Genova, che ha scandalizzato il mondo intero.

Genova non esiste. Dopo tanti anni, c’è ancora bisogno di una battaglia quotidiana per restituirle, ancor prima della verità e della giustizia, l’esistenza. Una battaglia per disseppellire i documenti, le fotografie, i filmati, per farli vedere, per mostrarli. Per fare in sostanza quella grande operazione di trasparenza di cui l’Italia avrebbe assoluto bisogno e che il parlamento ha deciso di oscurare.

La differenza tra storia e oblio sta nella persistenza, nel corso del tempo, degli eventi.

Allora facciamola questa battaglia: proviamo, almeno per una sera, a far esistere Genova, a farla esistere di nuovo. Cominciamo dall’inizio…

(scritto nel dicembre 2007; il Prologo è stato recitato per la prima volta al Fuori Orario di Parma, il 24 marzo 2008)

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