“Sposati e sii sottomessa”: critiche, recriminazioni e note a margine

Mi sarebbe sinceramente piaciuto seguire l’intera discussione, rispondere uno a uno a tutti i commenti postati in calce al mio articolo pubblicato la settimana scorsa, intitolato “Sposati e sii sottomessa” (questo il link, per chi non lo avesse ancora letto: http://www.riccardolestini.it/?p=43). Ma non ero, né sono, attrezzato per sostenere, da solo, l’impresa di gestire poco meno di cinque milioni di visualizzazioni e qualcosa come più di seimila commenti.
Ringraziando ancora tutti quanti per un’attenzione così alta che di certo non mi aspettavo (e a cui non sono abituato… per me, avvezzo alla nicchia, una visibilità alta vuol dire al massimo centomila persone), scrivo così un altro articolo per dare una serie di precisazioni e di risposte “cumulative”, ovviamente a chi questo articolo lo ha criticato e contestato.

1.La maggior parte delle critiche ricevute riguarda uno dei fatti di cronaca riportati a inizio articolo, l’episodio accaduto a Sonnino, in provincia di Latina dove una donna, dopo essere stata denunciata dal marito, è stata rinviata a giudizio per “violenze domestiche”, rischiando una pena da due a sei anni di carcere. Le critiche vertevano tutte sul fatto che l’informazione da me fornita sarebbe stata “errata”, “falsa” e “tendenziosa”. Motivo: nel mio articolo cito come motivo del rinvio a giudizio esclusivamente la negligenza della donna nello svolgere i lavori domestici, mentre tra le cause della denuncia ci sarebbero anche – e soprattutto – dei veri e propri atti di violenza, continui e reiterati, esercitati dalla donna tanto nel marito quanto nel figlio.
Vero, verissimo: tra le motivazioni del rinvio a giudizio ci sono anche – e soprattutto – queste violenze. Ma, nonostante questo, rinvio ai mittenti le accuse di informazione “errata”, “falsa” e “tendenziosa”. Quanto scritto una settimana fa – e cioè l’accusa di “non svolgere adeguatamente le faccende domestiche” – non me lo sono certo inventato, figura assieme agli altri capi nel rinvio a giudizio, quindi semmai l’informazione è “incompleta”, non errata né, tanto meno, falsa. E, cosa più importante, una incompletezza fatta assolutamente senza malizia: nel momento in cui scrivevo, a pubblica disposizione, vi era esclusivamente la parte relativa alle “mancate faccende domestiche”, mentre il resto (i “maltrattamenti e le violenze” al figlio e al coniuge) è stato reso pubblico, e noto, solo giorni dopo. È il rischio che si corre quando si danno notizie più o meno “in diretta”: sta poi all’onestà intellettuale del singolo autore, in seguito, integrare e, nel caso, anche correggere.
Certo è che, come molte di queste critiche lasciano supporre, si parte già – senza prima né chiedere né provare a dialogare – dal presupposto che chi scrive sia “tendenzioso”, e che abbia avuto un chissà quale interesse a diffondere una notizia volutamente falsa o costruita ad arte, mi viene da chiedere: quale delle due parti è in palese malafede?

2.La cosa più importante, tuttavia, è che comunque, a mio avviso, questa “integrazione” sulla notizia non cambia nemmeno di una virgola la sostanza dei fatti. O, quanto meno, la sostanza di ciò che volevo dire riportandola. E cioè che questa donna può essere un autentico mostro, violenta, brutale e sconsiderata (e, se così è, mi auguro che la giustizia faccia il proprio dovere), ma è lo stesso assurdo e scandaloso che un tribunale italiano, nel 2016, possa ritenere il “mancato svolgimento delle faccende domestiche” un capo d’accusa penale da inserire in un rinvio a giudizio.
Pertanto, chi ha contestato l’articolo accanendosi con tanto zelo sul non aver citato le violenze esercitate dalla donna, mi pare – con tutto il rispetto – sia incappato nella storia del dito e la luna.
Nel mio articolo cito una serie di femminicidi atroci, tutti accaduti nello spazio di pochi giorni: il molestatore impunito, la donna decapitata, la ragazza incinta ridotta in fin di vita, la colpa di stupri orrendi velatamente attribuiti alle donne… In sostanza c’è, a mio avviso, una seria e impressionante emergenza circa la parità di diritti, la parità di genere, circa la stessa considerazione della donna nella nostra società. Singolare, davvero singolare che a catturare la vostra attenzione sia stato un frammento di notizia mancante usato, guarda caso, per rimettere in discussione tutto il resto. Ma cosa cambia l’esistenza di una donna violenta in una situazione oggettivamente allarmante, dove il non fare le pulizie in casa è un reato passibile di denuncia? A essere maliziosi, viene quasi da pensare che ci sia un estremo bisogno di negare questa emergenza, ridimensionando la gravità di tutti gli altri delitti sopra ricordati.

3.Tornando all’aggettivo “tendenziosa”, ci sono poi state altre critiche (poche in realtà, ma importanti) assai “criptiche” e “sfuggenti”, nella quale si alludeva a un “articolo scritto per fini politici”, a “parole interessate”, a una “informazione fatta col ‘k’ e per ‘l’ItaGlia”, dove “si accusano sempre gli italiani e non si parla mai di quei porci maschilisti musulmani”.
Mah, sinceramente non so cosa dire. Se non ricordare che ho la fortuna di poter scrivere liberamente, di non avere – scrivendo – chissà quali interessi da tutelare e, soprattutto, di non rappresentare niente e nessuno (tanto meno questo o quel partito politico) al di fuori di me stesso.
Di non scrivere cioè, con la mentalità del “tifoso”, con la mentalità cioè di chi apre bocca per fare uno spot alla propria ideologia preconfezionata, che va a sempre bene a prescindere, mentre l’ideologia avversa, altrettanto preconfezionata, a prescindere va sempre male.
Della condizione della donna me ne sono occupato “tout court”, e ho parlato in altre sedi e in altri articoli – eccome se ne ho parlato – di lapidazioni, segregazioni, violenze e altre atrocità che accadono puntualmente nei paesi musulmani e in altre aree del mondo. Sarebbe bastato documentarsi. Ma, evidentemente, è molto più facile sparare a zero.
Per chiudere, una domanda. Il mese scorso, in un paio di articoli, ho “tuonato” sdegnato contro le violenze di Colonia, la notte di capodanno. Anche in quel caso, per forza di cose, ho commentato notizie “incomplete” (e, tanto per la cronaca, quelle notizie sono ancora oggi incomplete e frammentarie). Come mai in quel caso nessuno ha avuto da emettere sentenze simili? Chi, tra le due parti, è “tendenzioso” a prescindere?

4.Chiudo con chi ha polemizzato (e sono state le polemiche più forti) circa l’accostamento e il collegamento tra la violenza sulle donne e il libro della Miriano, da cui il mio articolo mutua il titolo. Chi mi ha detto di aver “travisato” l’intero contenuto del libro, chi mi ha detto che “sottomessa” in quel caso va inteso come “colonna portante” e chi mi ha detto che ribadire i “ruoli” è indispensabile e non equivale a parlare di “condizione subalterna”.
In questo caso, da dire ho ben poco.
Tranne che “ogni libro è tanti libri quanti sono le persone che lo leggono”. Perciò, pieno rispetto sia per chi lo ha inteso diversamente da me sia per chi si riconosce in pieno nel contenuto. Io, in quei contenuti, non mi riconosco: non mi riconosco in quell’idea di uomo, di donna, di famiglia e di amore. Non solo non mi ci riconosco, ma in quell’idea ci vedo una totale subalternità della donna nei confronti dell’uomo.
Un’interpretazione mia di cui, ovviamente, come di tutto ciò che scrivo, mi assumo piena responsabilità. E di cui scriverò ancora, così come continuerò a scrivere di violenza sulle donne.

A presto

‪#‎resistenzeRiccardoLestini‬

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *