Prefazione a “Con il tuo sasso”

PREFAZIONE

Per noi che siamo “addetti ai lavori”, raccontare il G8 di Genova è sempre più difficile. Può sembrare un paradosso, ma siamo così abituati a usare locuzioni come “via Tolemaide”, “la Diaz”, “Bolzaneto”, “la carica di Manin”, che nemmeno ci rendiamo conto di quanto sia difficile comprenderci per chiunque non abbia partecipato alle manifestazioni del G8 2001 e non ne abbia seguito gli strascichi giudiziari. Per noi è ben chiaro che dire “via Tolemaide” significa evocare la carica ingiustificata al corteo delle tute bianche, avvenuta venerdì 20 luglio, e sostenere che quella carica fu all’origine dei disordini che avrebbero portato all’uccisione, in piazza Alimonda, di Carlo Giuliani. Allo stesso modo “la carica di Manin” è l’aggressione subita, ad opera della polizia, dalla piazza tematica organizzata dalla Rete Lilliput: una vicenda sulla quale si è fra l’altro espresso il giudice civile, obbligando il ministero dell’Interno a risarcire alcune delle vittime.

Per noi è chiaro, ma quanti davvero ci comprendono?

C’è un problema di linguaggio, di efficacia della comunicazione. Un problema che si complica via via che passa il tempo e nuove generazioni si affacciano alla vita pubblica. Non solo chi non c’era o ha seguito distrattamente l’evoluzione dei processi, ma anche i più giovani, troppo piccoli nel 2001 per conoscere di persona i fatti, rischiano d’essere tagliati fuori dalla piena comprensione di quanto avvenuto a Genova nel luglio 2001. In quelle tragiche giornate la nostra gracile democrazia è arrivata a un punto di svolta: molti italiani, da allora, stentano a riconoscere il volto del proprio paese. La costituzione fu sfregiata. Migliaia di persone uscirono traumatizzate: per la prima volta nella loro vita percepivano le forze dell’ordine come un pericolo, per la propria persona e per la vita civile del proprio paese.

Quel trauma non è stato superato, né dai singoli, né dalla nostra democrazia. La tutela delle garanzie costituzionali, dopo il G8 del 2001, è un’emergenza civile, perciò è importante comunicare – e farlo bene – su quel che avvenne nel luglio di quell’anno e sulle mancate risposte delle istituzioni, sugli scempi compiuti con le promozioni dei dirigenti di polizia imputati, con l’archiviazione dell’inchiesta sull’uccisione di Carlo Giuliani, col rifiuto di istituire una commissione parlamentare d’inchiesta.

Tutti noi “addetti ai lavori” siamo chiamati a non dare nulla per scontato, a non abbatterci per i risultati che non arrivano, a rinnovare e migliorare il nostro linguaggio. Per fortuna non siamo soli e in questi anni: registi, cineasti, attori, scrittori, fotografi hanno fatto sentire la loro voce, spesso più efficace della nostra. Il trauma collettivo del 2001 non ha lasciato indifferente il mondo della cultura, o meglio quella fetta di autori e artisti pronta all’impegno civile. Il mondo del teatro ha primeggiato, complice probabilmente una “stagione” favorevole, che ha portato alla ribalta molti giovani autori di qualità. Riccardo Lestini è uno di questi ed è riuscito a mettere in piedi uno spettacolo – “Con il tuo sasso” – in grado di catturare l’attenzione di spettatori del tutto ignari di quanto avvenuto a Genova e di coinvolgerli in un percorso di conoscenza e d’indignazione civile. È il miracolo che alle volte riesce agli artisti. Lo spettacolo è servito per diffondere informazione e presa di coscienza in piccole e grandi città di tutta Italia. Oggi torna rinnovato e anche in forma di libro: è la trama di un discorso civile che non si interrompe, che non deve interrompersi.

Lorenzo Guadagnucci

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