Riflessioni mancate

Non sono ancora andato a vedere HAMMAMET, ma lo farò in settimana.
Le mie aspettative, quasi inutile dirlo, sono altissime. Per il regista, ovvero quel Gianni Amelio che amo tantissimo ma che, soprattutto, per il suo equilibrio e il suo rigore ritengo tra i più adatti a trattare una materia così delicata. E ovviamente per il grandissimo Favino, per il quale verso fiumi di inchiostro entusiasta da anni.
Questo, dal punto di vista cinematografico.
Ma, inutile prenderci in giro, un film su Bettino Craxi non può essere “soltanto” un film. Ovvio che si trascini dietro dibattiti e riapra questioni sospese e sepolte o addirittura mai affrontate.
Per questo la mia aspettativa più alta è, diciamo così, extra cinematografica.
Ovvero spero – o meglio e purtroppo speravo – che questo film fosse l’occasione per affrontare finalmente, nelle sedi opportune, in maniera oggettiva, equilibrata e con la dovuta distanza storica la figura del leader socialista e la stagione che ha rappresentato, sia gli anni 80 sia la conclusione con Tangentopoli. L’occasione per portare alla luce splendori e miserie, per parlare finalmente senza paura di ogni contraddizione della nostra storia. E farlo, finalmente, senza logiche becere di tifoserie.
Illusione vana.
Quanto leggo in questi giorni, sui giornali e sui social, e da ambo le parti, è di una miseria e una pochezza intellettuale e culturale davvero sconcertanti. Le stesse parti in causa, oltre che inutili, sono sconcertanti.
Ergo, tramontata l’ennesima illusione per una Italia capace di guardare dentro se stessa, spero semplicemente, e realisticamente, solo in un bel film.

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