Ancora sull’editoria indipendente

L’editoria indipendente è un universo estremamente complicato. Una lotta continua – e totalmente impari – per garantire, conservare e promuovere pluralità, innovazione e radicalismo in un sistema dove dominano monopoli ferocissimi e che non si può contestare se non dall’interno.
Un universo, soprattutto, perennemente in bilico, sull’orlo del baratro.
Che può sopravvivere, pur boccheggiando, solo se chi ne fa parte sta dentro una “rete” – editori, scrittori, librai, lettori – e contribuisce in primis a crearla e a farla crescere, quella rete.

Ovvero:
i lettori non si limitino a mettere like o a condividere post indignati per l’aggressività monopolistica dei grandi colossi o per la chiusura di una libreria. L’indignazione serve a poco. Per tenere in piedi la baracca i lettori, se credono nell’editoria indipendente, facciano i lettori. Vale a dire comprino libri, prima di tutto. Conta più un volume acquistato fuori da Amazon e fuori da Rizzol-Mondador-Feltrinel, che milioni di parole furiose.

gli autori non si comportino da star, si sporchino le mani, siano disponibili a farsi 3 o 4 ore di treno per una presentazione con meno di dieci persone, siano in prima linea, in questo mondo sempre più virtuale, a far circolare fisicamente la scrittura, a esserci, a riportare il libro a essere oggetto centrale di un incontro, di uno scambio di opinioni tra persone reali.

librai ed editori siano iper selettivi, perché questa è la letteratura, il frutto di una serie di scelte; ma al tempo stesso ascoltino, rispondano, valutino, leggano… i librai non chiudano le porte a priori a un lettore che cerca una copia di un libro di un distributore “difficile”, rispondano a un editore che propone un catalogo o a un autore che si propone per una presentazione, anche solo per dire no grazie, ma rispondano, e lo stesso facciano gli editori quando gli autori propongono manoscritti o quando quelli già editi chiedono qualcosa in più.
Rispondano, almeno. Ci sono già i cannibali del monopolio a farci sentire soli.

Sembra incredibile, ma cose del genere – editori disattenti, librai altezzosi, autori in preda al più sfrenato divismo, lettori non lettori – accadono di continuo, anche nell’editoria indipendente.

Ecco, ci sono anche e soprattutto queste assurde incurie, ogni volta che una potenziale fucina di rivoluzione si trasforma nell’ennesima e tristissima saracinesca abbassata con su scritto VENDESI.
Riflettiamoci.
Tutti.

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