Un giorno al Gramsci Keynes

Il professor Davide La Sala, amico carissimo e prezioso con cui ho condiviso due anni di lavoro (e di bestemmie, ricorda lui, visto che eravamo pendolari sulla linea Firenze-Viareggio, tra le più disastrate d’Europa), a inizio anno ha dato da leggere ai suoi alunni (una quarta e una quinta) il mio romanzo IL PICCOLO PRINCIPE È MORTO.

Sono stato ospite a scuola loro, al’Istituto “Gramsci Keynes” di Prato, per incontrare i ragazzi e parlare con loro del libro, di solitudine giovanile, di tossicodipendenza, di eroina.

Nella splendida biblioteca della scuola (la seconda più grande della città, con una bibliotecaria indomita e straordinaria), dopo un’accoglienza da antologia (caffè, cappuccino, dolci, salati… ), abbiamo discusso per due ore senza pause, con i ragazzi attenti, coinvolti, partecipi. Ragazzi che non solo avevano svolto una verifica in classe sul romanzo (!!), ma che avevano preparato una lista chilometrica di domande… appassionate, ingenue, apocalittiche, vertiginose, mai banali (tra queste: “perché Piccolo Principe ricomincia a farsi dopo che ha smesso?”, “cosa significa la frase ‘che non avrebbe mai scambiato un serpente che mangia un elefante con un cappello’?”, “perché tanto realismo?”, “che fine ha fatto Silvia?”, “come mai conosce così bene il mondo della tossicodipendenza?”, “questa storia è ispirata a una vicenda reale o è tutta inventata?”, “perché Riccioli Neri gli regala proprio il Piccolo Principe?”, “perché ha iniziato a fare lo scrittore?”, “cosa prova quando scrive?”…. ).

È stato bellissimo.
Sinceramente bellissimo.
E a parte il fatto che essere stato oggetto di una verifica mi ha scombussolato tutta la giornata, sono tornato a casa pensando in maniera ancora più forte che sì, niente è più importante di incontri come questi, nelle scuole, con i ragazzi e tra i ragazzi a parlare e confrontarsi su cose così delicate.
Niente dà più senso ad anni di lavoro per scrivere questo romanzo, che due ore assieme a loro…

Grazie Davide…
Grazie ragazzi…

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