L’ennesima perla di Salvini

Matteo Salvini, con la sua ultima “memorabile” dichiarazione sul caso Cucchi, in sostanza avrebbe detto che chi si droga poi ci sta che finisca ammazzato di botte, che per quanto sia certo da condannare l’operato degli agenti, Cucchi se la sia andata un po’ a cercare. Ovvero la stessa logica grottesca per cui se ovvio che lo stupro sia da condannare, però la ragazza con quella minigonna se l’è andata a cercare.
E non importa se Salvini non voleva dire questo, se è stato male interpretato o se si è semplicemente espresso male.
Non solo non importa, ma se così fosse sarebbe un’aggravante. Perché Salvini, a capo del partito – almeno nelle intenzioni- di maggioranza relativa, che ambisce a essere Premier e che, per sua stessa ammissione, per ruolo oggettivo e funzione simbolica sia nel presente che nella storia si ritiene sullo stesso piano di Liliana Segre, di esprimersi male e con leggerezza non se lo può permettere.
Tuttavia la sensazione – forte, netta – è che non vi sia stato alcun fraintendimento, che il significato più evidente delle parole di Salvini corrisponda esattamente alle sue intenzioni e al suo pensiero.
Il pensiero di chi, pur sbandierando continuamente di voler difendere i più deboli, strizza continuamente l’occhio alle più truci violenze e getta litri di benzina sul fuoco dell’odio.
Il pensiero di chi le fragilità, gli svantaggi e le debolezze, anziché difenderli, li trasforma nelle peggiori delle colpe, dandole in pasto agli appetiti più bassi e rancorosi della piazza, che sfogandosi brutalmente contro chi non può difendersi, si illude di trovare riscatto alla propria misera mediocrità.

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *