Belli senz’anima

Ho apena visto tutta la prima puntata di X Factor.
Mettendo da parte – e non cagando – entrambi gli estremi, che producono sempre giudizi falsi e pretestuosi (per inciso, per estremi intendo, da una parte, l’istantaneo isterismo da competizione a metà strada tra tifoseria e divismo che cattura e possiede buona parte degli “spettatori/adepti” e, dall’altra, lo snobismo intellettualoide per cui simili prodotti. e tutto ciò che ne fa parte, a priori non rientrano negli insandacabili standard di purezza culturale), ho cercato di formulare opinioni e giudizi il più possibile razionali, oggettivi ed equilibrati.
Ovvero, nell’ordine:
– è difficile, ma diciamo pure impossibile, trovare nella televisione italiana un programma tecnicamente migliore di questo; e tecnicamente intendo, con buona pace dei puristi di cui sopra, che scene, regia, fotografia, montaggio (montaggio, soprattutto) e ritmo, sono decisamente di altissimo livello; un livello, bene ripeterlo, pressoché sconosciuto alla tv italiana;
– passando dalla forma al contenuto, è un programma che parla di musica e, soprattutto, fa parlare la musica; nel senso che non utilizza la musica come pretesto, come contorno e, per quanto i social e le loro ferocissime arene gli girino sempre attorno come spietati avvoltoi pronti a cibarsi di urla, insulti e gossip di infimo ordine, resiste alle tentazioni e manda sul palco esclusivamente le canzoni; che poi le canzoni e gli interpreti ci piacciano o no (e chi scrive di perplessità sul valore dei protagonisti ne ha a quintali) è secondario, dal momento che già il fatto che la musica si ritagli una priorità assoluta è, di questi tempi, tanta, tantissima roba;
– Alessandro Cattelan è, semplicemente, il miglior presentatore italiano del momento; garbato, colto, ironico, intelligente e divertente… per di più, musicalmente ultra competente… purtroppo, quando finalmente si decideranno a consegnargli le chiavi di Sanremo, sarà fatalmente troppo tardi;
– i giudici… Samuel è palesemente a disagio, Malyka Ayane tra il buonismo compassato e la rigidezza da maestrina, Mara Maionchi straripante fino alla noia (ho contato, in due ore, cinque uscite con “cazzo”), ma la loro competenza in campo musicale è assoluta e indiscutibile, e si vede – e soprattutto si sente – quando è il momento di dare giudizi; anche questo, soprattutto questo, è un dato su cui riflettere… in tv ormai tutto è gara e i giudici fioccano, ma mentre si chiama la starlette a giudicare i ballerini e la gossippara a dare i voti agli attori, questo programma resta un’eccezione salvaguardando almeno la competenza;
– non si pensi che questa analisi sia una celebrazione di chissà quale perfezione… accanto a tutto questo ci sono scivoloni pazzeschi… Sfera Ebbasta è il più clamoroso; lungi dal voler riproporre le trite accuse con cui il rapper è bersagliato da anni (accuse da cui, tra l’altro, chi scrive l’ha difeso pur non amandolo), è ovvio che, nel ruolo di giudice, sia semplicemente improponibile; non solo per la dubbia competenza, ma anche per il modo goffo e deleterio con cui gestisce il tempo televisivo… per non parlare del linguaggio… al terzo “spacca” (e ne dice molti, ma molti più di tre) vorresti già ucciderlo dopo le più atroci torture;
– siamo pur sempre in tv e in un carrozzone da prima serata, ergo la “personaggite” è un virus perennemente in agguato… per questo un pischello stonato e privo di qualsiasi qualità, senza arte né parte alcuna che si è proposto con un brano orrendo intitolato “Carote” (musica inesistente, testo semplicemente furbo), ha rischiato di entrare – da protagonista – nel lotto dei dodici finalisti; la sensazione è che a sventare il pericolo sia stato proprio Cattelan, in piena zona Cesarini;
– scampato pericolo, il livello dei dodici finalisti è buono, un medio tendente all’alto… ma quel buono che, se li beccassi a suonare in qualsiasi locale, mi limiterei a dire “bravi!”, ma senza alcun trasporto; tutto carino, tutto buono ma tutto o quasi già visto e già sentito… soprattutto, senza anima… ecco, a questi ragazzi manca il cuore, manca quella personalità che fa la differenza tra un buon esecutore e un bravo artista… così si spazia dagli over della MaionchI, paraculi e furbetti, che propongono un facile cantautorato già sentito e masticato, ma che nell’immediato ha un impatto sicuro… ai gruppi di Samuel, un festival del vorrei ma non posso, un puntare a essere tanta roba ma senza possedere quella scintilla per diventarlo… alle ragazze di Sfera troppo acerbe, timide e penalizzate da un coach non all’altezza… fino ai ragazzi della Ayane, una spenta rassegna del piattume più assoluto, una sequela di bellissime voci senza alcuna personalità…
– unica davvero interessante e nuova dei dodici, tale MARIAM, ragazza marocchina che ha proposto una trap (e chi scrive non ama la trap) in salsa black music… unica ad avere stile, grinta e personalità propri, nonché una favolosa presenza scenica… ovviamente, è stata lei la prima eliminata… perché, con tutti i complimenti appena fatti a questo programma, di fondo resta questo tritacarne del televoto, della competizione a tutti i costi, del mors tua vita mea da cui non riusciamo ad affrancarci… e che, tanto nella musica quanto nella vita di tutti i giorni, sembra essere il triste quid dei nostri tempi, che simili carrozzoni in prima serata, non fanno che amplificare ed esasperare a dismisura…
Passo e chiudo

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