Quale libertà di insegnamento

La DIGOS che entra a scuola per “controllare” la didattica, è una scena da regime sudamericano, un atto che comunque lo si voglia chiamare calpesta e rende carta straccia tutte le principali libertà riconosciute dalla nostra Costituzione, a partire da quella di insegnamento.
L’episodio è talmente grave che limitarsi a esprimere solidarietà alla collega protagonista firmando e condividendo una petizione on line, non solo è insufficiente e forse inutile, ma rischia di farci cedere alla pigrizia auspicata dal sistema, lavarci la coscienza con un clic e poi dimenticare, prestare il fianco a quel mondo liquido e virtuale continuo generatore di mostri.
Al contrario, ci servono azioni reali e concrete. Portare quanto accaduto in ogni singolo collegio e discuterne. Riappropriarsi degli spazi democratici di dibattito e confronto, difenderli e ampliarli. Ridare senso ed efficacia allo strumento dello sciopero. Ritrovare identità, compattezza e significato come categoria. Lottare in nome di libertà che troppe volte diamo per scontate e che, forse proprio in virtù di questa facile certezza, ci stanno sottraendo con facilità disarmante.
Svegliarci da questo sonno in cui siamo precipitati da tempo immemorabile.
Svegliarci ora, subito, adesso.
Prima che sia troppo tardi.

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