Un giorno a Pistoia

Insomma, Pistoia.
Quand’ero piccolo questa città, anche se non ci avevo mai messo piede, la mitizzavo. Sì, esatto, proprio come si può mitizzare Parigi o New York. Ma no, non ero pazzo, è che pensavo solo agli animali, più o meno tutto il giorno, e sapevo che lì c’era un posto che li raccoglieva tutti, tutti i tipi e tutte le specie. Non mi era ancora chiaro che stavano in gabbia. E che non se la passavano per niente bene. Ma tant’è…
Poi, non più bambino ma per poco (appena appena adolescente, ancora implume), sempre qui, durante una gita ,feci la mia prima tragica e ovviamente fallimentare dichiarazione d’amore a una ragazzina. Allo stesso tempo un gigantesco atto eroico e una colossale figura di merda.
Poi di nuovo qui, ormai uomo fatto (quasi passato), sono diventato ufficialmente un insegnante di ruolo, dentro un provveditorato minuscolo che pareva di essere a casa di qualcuno. E in un certo senso era così: lì dentro tutto ruotava attorno a una signora dall’aria paciosa, ma implacabile e potentissima, in grado di fare e disfare ogni cosa. Quando ripresi il trasferimento a Firenze (tornando al mio provveditorato gigantesco che pare il pronto soccorso il sabato notte), pare sia andata in pensione. E mi chiedo spesso che ne è oggi di quella casina provveditorato…
Comunque, oggi ritorno.
Viste le prove superate in passato, presentare un libro dovrebbe essere una passeggiata… ma le gambe, santamadonna, tremano sempre, anche nei posti che non mi dicono nulla. Figuriamoci a Pistoia, che – comunque e tuttavia – è un luogo del cuore…
vi aspetto!

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