MARINARE LA SCUOLA: in Veneto si dice BRUCIARE, in Sardegna FARE VELA, a Napoli FARE FILONE… ma perché si dice così?
Eccoci arrivati al terzo (e ultimo) appuntamento con i modi di dire regionali (o, come mi ha ammonito la Crusca, geosinonimi) del nazionale (ma praticamente inutilizzato) “marinare la scuola”. Senza la pretesa di esaurire tutte le locuzioni locali, siamo andati un po’ a zonzo da nord a sud (passando per il centro ovviamente).
Oggi partiamo dal Veneto, almeno da Padova, dove si dice BRUCIARE LA SCUOLA.
Circa il verbo “bruciare” il significato è assolutamente chiaro e c’è davvero poco da discutere su origine ed etimologia. Più che altro, c’è da interrogarsi sull’accezione con cui viene usato.
Nel senso che va escluso, a mio avviso, qualsiasi intento “violento” o letteralmente “piromane” di questo modo di dire. Nel senso: gli studenti veneti quando dicono “bruciare la scuola” non intendono che le daranno fuoco.
Al contrario va inteso, sempre a mio avviso, come “perdere” (per intenderci come quando si dice “avevo una possibilità e me la sono bruciata”), “far svanire”. Il che metterebbe la locuzione in linea con le altre varianti regionali.
Interessante: a Verona (e dintorni) si dice FARNE BERNA. L’unica notizia che sono riuscito a reperire in proposito è che nell’antico dialetto lessinico Verona era appunto chiamata “Bern” (o “Berna”), ma il nesso mi sfugge completamente. Qualche veronese può darci delucidazioni in proposito?
Dal Veneto saltiamo in Sardegna, dove troviamo un particolarissimo FARE VELA.
Particolarissimo perché non c’è verso di capire da dove diavolo venga. Alcuni lo collegano a “andare a vedere le vele”, ovvero “andare al mare”, altri mettono in relazione la vela con la “tela” e quindi con il verbo toscano “telare”, che vuol dire “scappare”, e che quindi accomunerebbe il “fare vela” sardo ad altre varianti regionali del marinare, come il “fughino” bolognese.
Nessuna delle due soluzioni ci convince. Perciò, anche qui chiediamo l’aiuto di qualche amico sardo: è forse un’italianizzazione di qualche espressione originale sarda?
E infine, andiamo a Napoli, dove, come in diverse altre parti del sud Italia, si dice FARE FILONE.
In questo caso, a differenza delle due precedenti, l’etimo è chiaro e facilmente ricostruibile.
Il termine “filone” non va confuso con l’omografo ed omofono “filone di pane”. In questo caso “filone” è un accrescitivo di “filo”, nel senso di corpo lungo e sottile. Mentre nella locuzione di nostro interesse “filone” deriva da “filare”, verbo dal significato inequivocabile: scappare, darsela a gambe. Perciò il “fare filone” ha significato identico al “fare fughino” bolognese.
E con questo è tutto.
La rubrica “Detti&Ridetti”, dedicata alla ricerca delle origini dei modi di dire più diffusi della nostra lingua che vi ha tenuto compagnia ogni venerdì da settembre a oggi, vi saluta. Forse tornerà tra qualche mese o forse no. Nel frattempo, grazie infinite per averci seguito così attenti e così numerosi.
E buone feste a tutti!