Se l’arte si autodistrugge con ironia

Sentite un po’ questa.
Il famosissimo Banksy, ovvero il writer inglese sulla cui identità da anni regna il più fitto dei misteri, ha messo in atto lo scherzo più diabolico e audace della storia dell’arte contemporanea.
Una delle sue opere più famose, ovvero “Girl with Balloon” (la vedete qui sotto), è stata venduta venerdì scorso al termine di un’asta da Soteby’s, a Londra, in cui figurava come il più pregiato tra i lotti in vendita, per una cifra di poco superiore al milione di sterline.
Fin qui niente di strano, altre opere celebri di Banksy hanno raggiunto in passato cifre molto simili.
La cosa pazzesca è che appena il banditore d’asta ha battuto il martelletto decretando la transazione, la tela si è immediatamente sfilata dalla cornice e, tra lo stupore e l’incredulità generale, è passata attraverso un trituratore installato sul telaio che l’ha frantumata in mille pezzi.

In molti hanno sostenuto, e sostengono, che l’incredibile coup de thèatre sia stato in realtà accuratamente preparato di comune accordo tra artista, casa d’asta e acquirente, al fine di attirare l’attenzione e ottenere quintali di pubblicità gratis.
Il che è assolutamente possibile, anche se l’imbarazzo e l’irritazione di Soteby’s subito dopo l’accaduto sono parsi decisamente sinceri.

Ma se fosse tutto vero… se Banksy avesse davvero progettato un’opera destinata ad autodistruggersi nel momento stesso del suo acquisto (e a che cifra!), tramite – come risultato poi dall’esame del telaio – un dispositivo azionato da un telecomando a distanza (premuto quindi dallo stesso Banksy seduto tra il pubblico senza essere riconosciuto da nessuno, visto che il mondo intero ignora il suo volto), allora ci troviamo davvero davanti a uno sberleffo da antologia, alla provocazione del secolo.
E, almeno a mio avviso, assolutamente geniale. Che al di là dell’annosa diatriba su quanto simili prodotti possano essere ritenuti arte a tutti gli effetti, ci lancia molto più di un messaggio e ci lascia molto più che uno spunto su cui riflettere.

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