Vietato parlare di omosessualità (la censura de “La famiglia X” di Matteo Grimaldi)

Per onestà e chiarezza, una premessa: io questo libro non l’ho letto. L’ho appena ordinato e quindi lo farò a breve, ma ancora non so se ai miei occhi apparirà bello o brutto. O se mi sarà completamente indifferente. Ma la mia opinione strettamente letteraria, quale che sarà, non cambierà di una virgola quanto sto per scrivere.
Perché qui, purtroppo, non si parla di letteratura, ma di censura, che è sempre qualcosa di vergognoso e disgustoso, ma quando come in questo caso è addirittura preventiva e a priori, inquieta in maniera particolare.
Protagonista di questa vicenda ben più che assurda è lo scrittore Matteo Grimaldi, “reo” di essere l’autore del romanzo per ragazzi “La famiglia X” (edito da Camelozampa e di cui vedete qui sotto la copertina), in cui si racconta la storia di un adolescente dato in affidamento a due papà.
Facebook, che in teoria dovrebbe essere la piattaforma in cui tutti, nel bene o nel male, dai volti noti agli emeriti sconosciuti, possono ritagliarsi uno spazio in cui esprimere liberamente le proprie idee e le proprie opinioni, ha improvvisamente bloccato la pagina dello scrittore per tutte le attività promozionali connesse al romanzo, con la conseguenza che né all’autore né all’editore è più consentito non solo vendere il volume tramite il social network, ma anche pubblicarne la copertina. Così, senza motivo. O meglio, le spiegazioni ci sono, ed è proprio lì che risiede tutta l’assurdità della faccenda. Come possiamo leggere nei vari comunicati stampa che raccontano l’episodio, secondo Facebook si tratterebbe di un “Contenuto improprio perché per adulti, o contenente immagini sessualmente esplicite”. Stesso motivo per cui è stata bloccata la vendita: “Non consentiamo la vendita di articoli o servizi per adulti (ad es. articoli per il potenziamento sessuale, video per adulti, ecc.. )”.
Ho voluto postare la copertina del libro non per pubblicità (Matteo è un bravissimo collega con un suo seguito nutrito e non ha certo bisogno dei miei spot), ma affinché tutti possiate vederla e trarre da soli le vostre conclusioni. Dove sarebbero le immagini sessualmente esplicite? Dove il contenuto “per adulti”? E in che modo un romanzo per ragazzi può essere ritenuto “articolo per adulti”?
Appare francamente fin troppo chiaro che dietro questa formula standard di blocco e divieto ci sia ben altro, che il problema non sia un inesistente contenuto per adulti ma il parlare dell’omosessualità in generale e, nello specifico, della genitorialità omosessuale. Che evidentemente non è tanto un argomento tabù, quanto proibito, da imbavagliare e seppellire a ogni costo.
Più o meno tre anni fa, con una formula pressoché identica, Facebook rimosse un mio articolo intitolato “Dove l’omosessualità è ancora un tabù”, per di più intimandomi di passare al vaglio tutte le immagini pubblicate sulla mia pagina e dichiarare sotto la mia responsabilità – pena la sospensione dell’account per quindici giorni – che non vi erano contenuti “pornografici”. Motivo dello scandalo, la foto che accompagnava l’articolo, ovvero due donne abbracciate a petto nudo, tratta dalla splendida mostra di Martina Marongiu “Lesbica non è un insulto”. Ovvio anche in quel caso che, più che la foto, il problema fosse il semplice parlare di omosessualità. Ma almeno lì, per quanto assurdo (invito tutti a vedere le foto di questa mostra e a dirmi cosa ci sia di pornografico), c’era un “seminudo” che, benché per nulla scabroso, poteva giustificare il tutto. Ma nel caso del libro di Matteo Grimaldi, anche volendo, a cosa ci si può appigliare?
Altrettanto chiaro è che la censura sia il risultato di ripetute e insistite segnalazioni di zelanti oscurantisti che hanno preso di mira l’attività di Matteo. Il quale, essendo (per fortuna e vivaddio) persona che somiglia alle cose che scrive, oltre che nel suo ultimo libro dell’argomento ne discute spesso e apertamente sulla sua pagina.
Cosa che evidentemente non si deve fare, viste le conseguenze. Il che sgomenta e sconcerta. Quando parliamo di censura, di libri oscurati e sequestrati, il pensiero corre sempre indietro nel tempo, verso immagini fosche di regimi che furono. Peccato che qui non siamo nel ventennio fascista, nella Spagna di Franco o nella Russia delle purghe staliniane, ma nella democratica Italia del 2018, dove nonostante una costituzione vecchia di settant’anni il cui articolo 21 riconosca piena libertà di stampa e faccia esplicito divieto di controllo sul contenuto delle opere, gli strali censori continuano ad abbattersi inesorabili.
Mi si dice che Facebook, in quanto azienda privata, ha pieno diritto di decidere quali contenuti approvare e quali no. Può darsi. Ma almeno mi si spieghi perché nessuno ha pensato di bloccare, segnalare e rimuovere i numerosi insulti e le molteplici minacce ricevute da Matteo nel merito di questa faccenda. Mi si spieghi perché Facebook nelle sue linee guida e nei suoi principi etici vieta la discriminazione delle minoranze e poi a quelle stesse minoranze impedisce sistematicamente di avere voce e poter dire la propria.
Perché qui non si tratta di essere d’accordo o meno con quanto scrive e dice Grimaldi, ma di permettere che la sua opinione esista e possa essere espressa.
Una storia allucinante che purtroppo è tutt’altro che isolata. Da tre anni, per iniziativa dell’associazione “Io amo la mia famiglia”, circola, in rete e non, un vero e proprio “Indice dei libri proibiti”, in cui si invitano i genitori ad opporsi qualora qualcuno dei testi in oggetto (tutti libri che, leggere per credere, non fanno altro che educare alla diversità, che sia di natura fisica, sessuale o etnica) venga adottato dalle scuole: “Ninnananna per una pecorella”, “Se io fossi te”, “Tutti diversi tutti uguali”, “Piccolo blu e piccolo giallo”, tanto per citare soltanto i titolo più celebri. Ma l’elenco è molto più lungo, e da oggi, c’è da scommetterci, ad esso si aggiunge anche “La famiglia X” di Matteo Grimaldi.
Leggo che, per fortuna e nonostante tutto, come tutti gli altri libri “all’indice”, anche “La famiglia X” è stato adottato da diverse scuole. Ottimo segnale, ma non basta. Tutti noi dovremmo opporci a questa censura violenta e assurda, visto che in ballo c’è molto, ma molto più del semplice successo o insuccesso di un libro.
Per questo faccio una cosa che normalmente detesto (ma in questo caso sono felice di fare un’eccezione) e vi chiedo di condividere questo post. E di parlarne. Il più possibile.
Se la libera circolazione delle idee, se la libertà di espressione attraverso la parola scritta sono, come riteniamo, termometri essenziali per misurare il grado di democrazia di un popolo, la storia recente – dal fascismo ai nostri giorni – della letteratura messa sotto processo, ci racconta di un paese, l’Italia, dove una democrazia reale e compiuta è ancora molto lontana dal suo compimento.
Un paese dove ancora esiste un esercito di uomini che vuole “mettere i fiori in prigione”.

#resistenzeRiccardoLestini

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