Vi consento

Che sia stato un passo indietro o un passo di lato (cosa che capiremo meglio nei prossimi giorni) è il via libera dato da Silvio Berlusconi la chiave d’accensione del nascituro governo Lega-Cinquestelle, la soluzione che scongiura la fine molto più che prematura della legislatura.
Marco Travaglio, e con lui tutto il Fatto Quotidiano, ha condotto in questi mesi una insistente e quotidiana campagna d’informazione in cui si dava per impossibile la caduta del veto berlusconiano, e quindi infattibile il concretizzarsi dell’asse Salvini-Di Maio.
Convinzione (sbandierata soprattutto perché la linea del giornale, e con essa lettori e abbonati, apertamente filo Cinquestelle, è da sempre incline a sinistra e quindi anti Lega, e perciò più attenta a sottolineare le divergenze tra i due partiti, anche laddove non sussistono), totalmente smentita dagli eventi di queste ultime ore.
Ma il direttore del Fatto ha comunque ragione quando si chiede a che prezzo sia stata fatta questa concessione. Che sia stata solo la paura di un ritorno alle urne, francamente convince molto poco. Che Berlusconi non abbia chiesto niente in cambio, convince ancora meno.
Basterà attendere la pubblicazione del contratto di governo, vedere le priorità, leggere tra le righe, verificare la sopravvivenza o meno della legge sul conflitto di interessi per capire quanto di Berlusconi ci sia nel futuro esecutivo.
Resta il fatto che, passo indietro o di lato, è una sua mossa a far partire il governo.
Dal “mi consenta” al “vi consento” corrono ventiquattro anni.
E in un modo o nell’altro, il vecchio patriarca è sempre protagonista. Anche quando al governo ci va chi rivendica di averlo fatto fuori dal parlamento.

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