Il “super Comitato”

Nella soap opera della crisi di governo, sceneggiata col bilancino e dalla simmetria praticamente perfetta, per cui a ogni passo avanti ne corrisponde uno indietro, ieri sono spuntati stralci non da poco dell’ormai “leggendario” contratto.
Tra questi il capitolo 20, dove a chiare lettere troviamo la proposta di recedere dall’euro tramite referendum, con tanto di richiesta di cancellazione di 250 miliardi di debito.
Una “bomba” tuttavia disinnescata nel giro di poche decine di minuti: si trattava di una bozza provvisoria già superata, spiegano alcuni, un copia incolla dei programmi dei due partiti, chiariscono altri.
Resta da capire come sia possibile che tali documenti, specie se “provvisori” e “superati”, in un momento così delicato dove ogni parola in più può scatenare un terremoto, siano lasciati alla mercé della stampa. Leggerezza? Inesperienza? Oppure una fuga di notizie voluta e calcolata?
E se su sponda Salvini la linea dura anti euro non è certo una novità, sul versante Di Maio la questione è tutta da capire. Ovvero: che ne è della svolta europeista del Movimento consumata in campagna elettorale?
Ma il passaggio più importante del contratto, provvisorio o definitivo che sia, a nostro avviso è un altro, vale a dire quello in cui si parla del “Comitato di conciliazione”. Un organo consultivo che sarebbe creato ad hoc per appianare e risolvere le divergenze tra i due partiti nel corso della legislatura.
Di questo Comitato, che delibera con una maggioranza pari a due terzi, ne farebbero parte solo due membri del governo, uno fisso (il presidente del consiglio) e uno variabile (il ministro competente della materia oggetto di controversia). Gli altri componenti, tutti cariche pesanti dei partiti, i reciproci segretari e i reciproci capigruppo.
Una struttura senza precedenti, un “super governo ombra” che di fatto prenderebbe tutte le decisioni, scavalcando e depotenziando tanto il premier quanto l’intero consiglio dei ministri, che a questo punto sarebbero relegati al ruolo di meri esecutori.
Ora, già il nostro ordinamento costituzionale, tra tutti quelli delle democrazie avanzate, è quello che concede meno poteri e meno margini di manovra all’esecutivo, che spesso anche in condizioni normali si ritrova bloccato dal parlamento e dai partiti.
La creazione di un simile comitato, in un ordinamento che pur separando i poteri risulta da sempre leggermente sbilanciato a favore di quelli legislativo e giudiziario, renderebbe di fatto nullo il potere esecutivo del governo.
Abbastanza bizzarro per un’operazione nata per dare un governo “forte” e nei suoi pieni poteri, per di più disegnata da due forze che hanno nel loro dna la rivendicazione di più ampi margini di manovra per l’esecutivo.
Ma il bizzarro, si sa, è uno degli ingredienti di ogni soap che si rispetta. E questa, nella migliore tradizione, continua.
In attesa del prossimo colpo di scena.

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