Le polemiche inutili

Le polemiche inutili fanno parte delle campagne elettorali, tutte quante, nessuna esclusa, in maniera a dir poco fisiologica. Servono a riempire i vuoti, a prendere tempo e riprendere fiato in settimane interminabili, a buttare fumo negli occhi ed elaborare in silenzio mosse e contromosse.
In questa campagna elettorale però, la storia appare completamente ribaltata. Ovvero, le polemiche inutili non sono più un riempitivo, ma la parte preponderante della campagna.
Il perché, appare tragicamente ovvio: in una campagna dove tutti i leader rifiutano di confrontarsi, dove non ci saranno dibattiti, dove soprattutto non ci sono contenuti, restano solo le polemiche inutili e pretestuose a riempire questo vuoto cosmico.
Per ore e giorni i Tg, i quotidiani e i siti internet, si occupano forsennatamente e ossessivamente di questioni o ridicole o, nella migliore delle ipotesi, che non riguardano certo programmi, proposte, idee, futuro. Cosa importa, alla fine, se Renzi nelle candidature ha dato pochissimo spazio alle correnti di minoranza del suo partito? Non sono stati i suoi stessi elettori a dargli pieno mandato in primarie plebiscitarie? Al massimo non sarà un problema interno degli iscritti? Lo stesso dicasi per i ricorsi alle parlamentarie Cinquestelle: chi se ne frega? Al massimo non è un problema solo degli iscritti in piattaforma?
Ma tant’è. Giorni e giorni a parlare di niente.
E la colpa, almeno per una volta, non è dei professionisti dell’informazione. Il fatto è, come già detto, che non c’è proprio niente di cui parlare.
Non si ricorda a memoria una campagna elettorale così povera di contenuti, in cui tutti gli argomenti più importanti – disoccupazione, scuola, sanità, politica estera (soprattutto politica estera) – vengono accuratamente schivati e aggirati.
Ma perché?
A mio avviso perché in fondo tutti giocano con una certa certezza della sconfitta.
C’è sostanzialmente la convinzione che nessuno, visti i numeri e vista la legge elettorale, riuscirà a governare. E tutti di conseguenza si permettono il lusso di una campagna elettorale da sconfitti, dove non affrontare i temi più spinosi per conservare purezza, e dove soprattutto poter sparare a suon di slogan promesse folli è oggettivamente irrealizzabili.
Sapendo di perdere, non dovranno mai renderne conto a nessuno.
Lunedì scrivevo che per le ipotetiche larghe intese non è che manchi la volontà, mancano proprio i numeri. Impossibili più o meno come la vittoria di un singolo schieramento.
Pare se ne siano resi conto anche i partiti. Che non solo intensificano i niet assoluti ad alleanze post voto, ma moltiplicano le promesse impossibili.
E le polemiche inutili.
E il nulla assoluto.

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