Dopo il voto gli insulti

Ho votato No per un motivo molto semplice, elementare oserei dire: sono contrario, nel merito, a questa riforma costituzionale, non ne condivido nemmeno una virgola. Non condivido l’idea della fiducia al governo data da una sola camera né più generalmente condivido una democrazia sostanzialmente monocamerale, non condivido l’esistenza del senato composto come avrebbe voluto la riforma, non condivido la perdita di peso del parlamento a favore della concentrazione del potere nelle mani dell’esecutivo.
Tutto qui. Niente di più e niente di meno.

Quindi, alla luce di quanto appena detto, chiedo: perché avrei dovuto votare Sì? Per quale motivo?
Lo chiedo, in particolare, a tutti i vari sostenitori del Sì che, in perfetta linea con una campagna elettorale di raro squallore e ancor più rare bassezze da ambo i fronti (lasciamo stare i tanto odiati e vituperati Radical Chic, oggi è tempo di nuovi mostri sociali, da destra a sinistra, assolutamente trasversali, i CAFONAL CHIC), oggi non risparmiano veleni, accuse, ingiurie e offese verso chi ha votato No, soprattutto verso “quelli di sinistra” che hanno votato No.
Lo chiedo a tutti in generale e in particolare a quelli che mi hanno scritto, in pubblico e in privato, chiamandomi in causa direttamente.

A tutti in generale e in particolare a quelli che mi hanno detto e scritto che mi dovrei vergognare di aver votato nello stesso modo di Grillo e Salvini. Che mi dovrei vergonare perché, votando No, avrei dimostrato tutta la mia incoerenza.
Rispondo dicendo che no, non mi vergogno affatto. Di niente.
Prima di tutto perché sono abituato a pensare – e soprattutto a scegliere – con la mia testa, non in base a quello che fanno gli altri, ergo per fare una scelta seguo i miei pensieri e il mio sentire senza lasciarmi condizionare da ciò che fanno o non fanno Grillo, Salvini o chi per loro.
Secondo, a differenza di molti, Salvini in primis, io ho votato, ripeto, esclusivamente nel merito della riforma. Nonostante io sia un antirenziano della prima ora (da quando era Presidente della Provincia di Firenze per intenderci), nonostante del suo governo abbia bocciato tutto o quasi tutto (Job Act in primis, per non parlare di quella Buona Scuola che, da insegnante, mi ha interessato in prima persona e che ho osteggiato in prima linea), non ho votato per mandare a casa l’esecutivo.
È davvero paradossale: chi mi dice che dovrei vergognarmi avrebbe voluto, in sostanza, che votassi Sì indipendentemente dal mio pensiero sulla riforma, ma prima di tutto per il “dovere” di votare il contrario di Salvini, Berlusconi, Meloni e via dicendo. Ovvero, avrebbe voluto che facessi la stessa cosa di tutta quella destra che ha votato No indipendentemente dal proprio pensiero, ma prima di tutto per il “dovere” di votare il contrario di Renzi.

Riguardo alle accuse di incoerenza poi, vorrei ricordare che il sottoscritto è contrario da sempre a questa riforma, in tutte le sue molteplici sfaccettature (leggi: da quando modifiche molto simili alla carta costituzionale sono state avanzate, anni or sono, da Forza Italia e dal centrodestra).
Inoltre, purtroppo, ho una buona memoria. Ricordo molto bene come, esattamente quattro anni fa, epoca delle primarie PD Renzi-Bersani, molti degli stessi che oggi vengono ad accusarmi di incoerenza, vennero a mani giunte, implorandomi di partecipare a quelle primarie, di votare e far votare Bersani, oppure votare e far votare Vendola e poi dirottare i voti su Bersani, perché, cito testualmente, “occorre salvare quel che resta della sinistra”, “Renzi è un pericolo”, “Renzi è la tomba della sinistra”, “Renzi è un accentratore”, “Renzi è come Berlusconi, ha il culto dell’uomo solo al comando”, e via dicendo. Cosa è successo in questi quattro anni?
Io, che sicuramente sono una persona piena di sbagli, mediocrità e difetti, altrettanto sicuramente non ho bisogno di lezioni su cosa sia o cosa non sia la coerenza. Io, nel bene e nel male, sono sempre qui. Dalla stessa parte. Più o meno da quando ho l’età della ragione. E in quella parte c’è, c’è stato e continuerà a esserci quel No alla riforma.
Per questo non mi interessa se quel No lo esprimono anche personaggi discutibili o personaggi che detesto completamente. Io so di essere diverso da loro, so che, con loro, non avrò mai niente da spartire. A differenza vostra, che Berlusconi e la destra sono il male, il maluccio o il benino a seconda della convenzienza del momento, che con Berlusconi e la sua allegra brigata vi sedete ciclicamente al tavolo degli accordi e delle trattative.

Torno quindi a ripetere: perché avrei dovuto votare Sì? Per “ordine di scuderia”? E quale scuderia? Non sono mica Bersani, non appartengo alla minoranza del PD, non ho votato sei volte questa legge in parlamento per poi voltarle le spalle, non sono né un militante né un elettore del PD.
Questa riforma la contestavo anche quando veniva votata – e approvata – dal parlamento.
Cosa volete da me?
Che poi attenzione, io non sono semplicemente contro per il puro gusto – tanto caro a molta sinistra barricadera – di oppormi e di dire di no. Io di tutto questo – ovvero come modificare la nostra costituzione senza stravolgerne l’anima, senza stravolgere i cardini della nostra democrazia e via dicendo – vorrei discutere davvero. Discutere, approfondire, esporre le mie idee e proposte in proposito.
Purtroppo ho trovato durante tutta la campagna referendaria – e trovo soprattutto oggi – una assenza pressoché totale della volontà di ascolto e confronto. Al contrario, ho trovato la presunzione di sentirsi talmente nel giusto a prescindere da non aver nemmeno bisogno di discutere.
Un atteggiamento molto violento e decisamente arrogante, dove le ragioni degli altri non esistono, dove chi boccia la riforma è un povero stolto, una pecora, dove l’idea che una persona possa bocciarla con cognizione di causa e proprie argomentazioni non è nemmeno presa in considerazione.

Atteggiamento violento e arrogante che, sia chiaro, non riguarda solo voi, ma che condividete con gran parte dei “tifosi” del No. Solo che gli altri, quelli del No, hanno vinto e hanno riposto da parte il livore per privilegiare lo sfottò e il becero insulto da ultrà trionfatore.
Se avessero perso, sarebbero stati proprio come voi: avrebbero chiesto agli altri di vergognarsi, dandogli dei pecoroni e degli incoerenti, avrebbero gridato allo scandalo dando pieno fiato al loro assurdo complottismo da strapazzo, chiesto riconteggi, sbraitato contro gli italiani all’estero, minacciato calci in culo a ripetizione.
E chissà cos’altro.

Avevo scritto prima del referendum e riscritto ieri: “comunque vada sarà un disastro”.
Oggi, vedendo come questo folle circo non accenna a fermarsi, lo ribadisco con convinzione ancora maggiore.
Come ricordo spesso, sono molti anni che sono lontano dalla politica attiva e militante.
Questa tornata elettorale, tra me e la militanza, di certo ha scavato una distanza ancora più enorme.
E incolmabile.

#resistenzeRiccardoLestini

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