Questa storia di Halloween

C’è solo una cosa peggiore di halloween: le polemiche contro halloween.
È un brutto, bruttissimo – ma evidentemente inevitabile – viziaccio della rete, quello di prendersela furiosamente piu o meno con tutto ciò che esiste, uno spreco pazzesco e gigantesco di energie a insorgere e vomitare improperi, di solito contro piccolezze e inutilità d’ogni sorta.
Halloween è uno dei bersagli preferiti. Puntualmente, ogni 31 ottobre, infuria la polemica.
Che – e lo dico dal punto di vista di chi non ama affatto questa festa – è completamente inutile. Quanto meno, è immotivata la veemenza delle critiche, come si parlasse di una questione decisiva per le sorti del pianeta.
La storia della festa di importazione, che nulla ha a che fare con le tradizioni italiane, forse aveva senso dieci o quindici anni fa. Ormai, lo si voglia o no, è un appuntamento così fisso nel calendario che, se non proprio tradizionale, di certo la rende un dato di fatto. Che ci piaccia o no.
Idem per la storia dell’americanizzazione dei costumi e delle feste imposte dal consumismo: siamo fuori tempo massimo, brutalmente americanizzati da cinquant’anni, ci dovevamo pensare prima. Sul consumismo poi, più che perdere tempo a sputare ferocia contro le zucche stregate, dovremmo riflettere quando andiamo a fare la spesa o ogni volta che svuotiamo la carta di credito con le peggio puttanate.
Infine, quando ce la prendiamo con le orde di adulti più o meno giovani e più o meno anziani che nella notte delle streghe danno il peggio di sé vestendosi in maniera imbarazzante e comportandosi ancora peggio, la colpa non è certo di halloween. Succede pure a carnevale, a ferragosto, a natale, a Pasqua e via dicendo…
È l’umanità che, specie ultimamente, più che fare proprie feste che non le appartengono, tende a generare occasioni per avere la scusa di dare il peggio di sé.
Ma questa è davvero un’altra storia… e magari ne riparliamo a festa finita.

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