FABRIZIO DE ANDRE’ – “Il testamento di Tito”

“Quando uscì la Buona Novella era il 1969. Si era quindi in piena lotta studentesca, e le persone meno attente – che sono poi sempre la maggioranza di noi – compagni, amici coetanei, considerarono quel disco come anacronistico. Mi diceano “ma come, noi andiamo a lottare nelle università e fuori dalla università contro abusi e soprusi e tu invece ci vieni a raccontare la storia, che per altro già conosciamo, della predicazione di Gesù Cristo”. E non avevano capito che la Buona Novella voleva essere un’allegoria, era un’allegoria, che si precisava nel paragone fra le istanze migliori e più sensate della rivolta del ’68, e istanze, da un punto di vista spirituale sicuramente più elevate ma da un punto di vista etico e sociale direi molto simili, che un signore, millenovecentosessantanove anni prima, aveva fatto contro gli abusi del potere e contro i soprusi dell’autorità, in nome di un egalitarismo e di una fratellanza universale. Si chiamava Gesù di Nazareth, e secondo è stato ed è rimasto il più grande rivoluzionario di tutti i tempi.”

Fabrizio De André, Teatro Brancaccio, Roma.
14 febbraio 1998

Per una volta ho preferito tacere e non essere io a raccontare la canzone settimanale del nostro jukebox.
Semplicemente perché non esistono parole migliori di queste per presentare questa canzone molto più che straordinaria e molto più che immortale.
A tutti quegli ideali in cui varrà sempre la pena credere…
… buon ascolto e buon sabato a tutti…

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