JUKEBOX 027 – Dire Straits, “Sultans of swing”

… di fatto, presa così nuda e cruda, è una storia semplice, semplicissima…
… la storia di una jazz band, che per l’appunto si chiama “Sultans of swing”, composta da gente così vera che più vera non si può…
… così vera che nella vita, per vivere e sopravvivere, fanno gli impiegati e poi, la sera, si scatenano nei club londinesi per dare sfogo alla loro passione più profonda e viscerale: la musica…
… e sti tizi qua suonano, suonano, incuranti dell’assurdo circo del mondo che gli gira incontro, fregandosene del successo e di qualsiasi strategia per piacere, perché a loro interessa suonare, suonare la loro musica e nient’altro…
… perché che vuoi che glie ne importi? loro sono i Sultans of swing, mica noccioline…

… una storia semplice, semplicissima…
… che però ce la racconta una voce che per cinque-sei minuti gioca a far botta e risposta con una chitarra che, oltre a suonare, parla, miagola e grida pure lei… una chitarra che poi alla fine si lancia in un assolo che è qualcosa di molto, ma molto simile al paradiso…

… era il 1978… e quella voce e quella chitarra erano un tutt’uno con un corpo che rispondeva al nome di Mark Knopfler…
… era il 1978 e questi erano i Dire Straits… che glie ne importava assai delle mode del momento (e il punk, la pop, la glam, l’elettronica, la disco dance… )… a loro interessava suonare, suonare e nient’altro…

… perché poi, se fai arte per i soldi, il successo, per arrivare da qualche parte, come fai a diventare sultano?

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