… e poi mi dici che devo andare a votare…
… e poi mi dici che devo andare a votare??
Il dibattito politico s’infiamma e raggiunge vette di pathos, complessità, profondità d’analisi, responsabilità civile e serietà quasi mai viste.
Del resto, visto il momento storico, tra crisi economica, disoccupazione, emergenza ambientale e terrorismo, non poteva essere altrimenti.
Scatta in testa, manco a dirlo, il PD, con il senatore Stefano Esposito che in piena discussione sul ddl Boschi si immalinconisce abbandonandosi al ricordo di quante canne si è fatto in gioventù ascoltando i dischi di David Bowie (“un mio amico aveva allestito in casa sua una piccola serra per uso personale e per i suoi amici”, intervista a radio Campus). Meno male che arriva Pippo Civati, al solito indignato per il pressappochismo dei suoi ex compagni di partito, e furioso, per riportare l’attenzione sulle tematiche che contano, tuona: “Bisogna ridurre l’Iva sugli assorbenti” (intervista al Corriere della Sera). Ma il Movimento 5Stelle non ci sta, non ci sta proprio, così l’onorevole Claudio Cominardi, col pensiero a Quarto e l’animo sempre saldo sulla questione morale, ammonisce: “Un androide dotato di intelligenza artificiale è in grado di vedere, sentire, conversare, camminare, elaborare calcoli estremamente complessi e molto altro ancora. Ritengo fondamentale un dibattito politico su questi mutamenti” (post su Facebook). Per fortuna la destra ci riporta sulle reali emergenze nazionali, tipo l’immigrazione, tema su cui a destra sono notoriamente esperti, talmente esperti che Gasparri scambia Jim Morrison per un clandestino (post su Twitter), mentre Gianluca Buonanno propone di dotare gli immigrati di “mutande di ghisa” e di impiantargli “microchip sottopelle” (intervista a Radio 24).
Certo che anche l’informazione, a permettere tutto questo, ha la sua buona dose di responsabilità. Ma tiriamo un sospiro di sollievo, la presidente Rai Monica Maggioni rassicura il popolo del canone dicendo: “Ora la Rai dovrà essere anche sexy” (intervista al “Corriere della Sera”).
Di sicuro, una volta era tutto diverso, e come noi ne è convinto Emanuele Filiberto, che infatti ci ricorda: “In Italia non si vota più. Non si vota per esempio per eleggere il Presidente della Repubblica (bella scoperta, settant’anni dopo, ndr), lo eleggono i parlamentari. Almeno durante la monarchia il re veniva scelto per grazia di Dio…” (intervista a Libero).
Ma, se la politica latita, almeno il popolo è maturo e consapevole. Basta “sfogliare” quotidianamente Facebook, dove ogni tematica – dalla più stronza alla più seria – viene sviscerata in una miriade di post e contropost che durano (a volte) fino a ben ventiquattro ore prima di essere completamente dimenticati, dove dibattito e discussione si svolgono allo stesso modo del botta-risposta di cori durante Roma-Lazio o Fiorentina-Juventus. Dove, a seconda della tifoseria, i termini “radical chic” e “fascista” sono diventati due “locuzioni-panacea” buone per insultare qualsiasi avversario. Dove, tanto per fare un esempio, davanti ai fatti di Colonia, da una parte si ricordano gli appelli domenicali di Papa Francesco, dall’altra si chiedono spiegazioni a Fiorella Mannoia.
… e poi mi dici che devo andare a votare??