Due parole sul “Job Act”

Che il Job Act fosse una esclusiva e gigantesca operazione di marketing, che non risolve assolutamente i problemi tragici del precariato permanente e della disoccupazione, ma che anzi è una manovra ad hoc per tutelare i poteri forti e le lobby care al Premier, che cancella diritti sacrosanti come il reintegro senza giusta causa e gli scatti per anzianità, che lascia invariato – se non addirittura peggiorato – il caos dei contratti, che in definitiva si trattasse della sintesi suprema del peggior liberismo anglosassone possibile, lo sapevo da solo sin dall’inizio, senza bisogno che lo spiegasse nessuno.
Soprattutto senza bisogno che me lo spiegassero Cuperlo, Fassina e tutta la minoranza PD.
La minoranza PD. Sembra più che lecito, a questo punto, almeno chiedersi che senso di esistere abbia questa minoranza, che senso abbiano questi personaggi e le loro denunce tonanti che arrivano sempre quando tutto è ormai già concluso, quando ormai è troppo tardi.
Che senso abbia questo loro continuare a chiamarsi “opposizione interna di sinistra” quando poi, nei fatti, fanno parte di un partito completamente neoliberista, nel modus operandi, nelle proposte, nelle attuazioni, nell’immagine. Che senso abbiano queste “indignate” prese di posizione che non spostano di una virgola la linea generale del partito e, di conseguenza, del governo. Una volta le cosiddette “correnti”, nei partiti, almeno servivano a spostare, a correggere e a riequilibrare le posizioni della maggioranza. Oggi no. Oggi servono solo a mettere in scena una paradossale commedia dell’assurdo, dove questi strani personaggi abbaiano (senza mordere e senza aver intenzione di farlo) contro un qualcosa di cui loro stessi fanno parte, sostengono e, inevitabilmente, se ne rendono complici.
Sorge almeno il sospetto che, stringi stringi, questa opposizione fasulla e senza coraggio, non nasconda altro che la misera paura di ritrovarsi fuori dalle stanze che contano.
Renzi l’ho sempre disprezzato.
Oggi, forse, Fassina e Cuperlo li disprezzo ancora di più.

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