La scuola ingiusta

Come ogni anno, anche stavolta gli ultimi giorni di agosto e i primi di settembre si è parlato molto di scuola.
Il mondo dell’istruzione ha, ancora una volta, invaso i titoli dei giornali, dei Tg, ha preso posti priotari nei discorsi dei politici, sia quelli di maggioranza che quelli di opposizione.
Poi la scuola è cominciata davvero, due giorni fa, e come ogni anno sulla scuola è calato il sipario. Via dai giornali, via dai tg, via dai comizi politici, la scuola è stata lasciata al suo abbandono, ai suoi edifici fatiscenti, alle sue casse prosciugate da uno stato che da più di vent’anni non crede più nell’Istruzione Pubblica, a fondi ridicoli che a volte non bastano per comperare le risme di fogli alle fotocopiatrici, al fenomeno dell’abbandono scolastico dei sedicenni in crescita esponenziale, alla situazione dei precari e del sistema delle supplenze nel caos più assoluto.

Tuttavia quest’anno il frenetico prescuola si è chiuso con la promessa di una rivoluzione assoluta dell’intero sistema. Il Premier Matteo Renzi in persona (non tanto la ministra Giannini, visto che i ministri di Renzi hanno meno facoltà di parola – e di opionione, di quelli di Berlusconi, e possono solo parlare solo in quanto emanazione del Capo) ha posto nel celebre programma dei 1.000 giorni (e nel sito PassoDopoPasso) la scuola come priorità assoluta per il rilancio dell’Italia.
Una rivoluzione appunto. Non, come lo stesso Renzi ci ha tenuto più volte a precisare, una ennesima riforma.
Perché, sempre parafrasando le parole del Premier, negli ultimi decenni siamo andati avanti a suon di riforme che si contraddicevano a vicenda.
Vero. Verissimo. Eppure, per noi addetti ai lavori, la proposta di “rivoluzione” renziana è in realtà anch’essa un’ulteriore riforma che va a contraddire (e a complicare ulteriormente) il pregresso.
Non solo. Propone cose apocalittiche (e ne tralascia altre almeno di pari importanza) senza spiegare effettivamente come intende attuarle, lasciando tutto il progetto avvolto in un fumo davvero molto oscuro.

Cerchiamo di spiegare il perché, almeno in linea generale.
Nel 1998 la riforma Martinotti-Berlinguer abolì il sistema classico di reclutamento insegnanti tramite procedura concorsuale. Le cosiddette Graduatorie di Merito (vale a dire l’elenco in ordine di punteggio dei vincitori e degli idonei di concorsi pubblici banditi periodicamente) furono così sostituite dalle Graduatorie ad Esaurimento, composte da coloro che avevano preso abilitazione all’insegnamento (prima era la stessa vincita di concorso ad abilitare) tramite apposita scuola biennale post universitaria di specializzazione, con tanto di tasse universitarie: la cosiddetta SSIS, a numero chiuso su base regionale, cui si accedeva tramite tre prove, due scritte e una orale. Nonostante questo, nel 1999 si tenne quello che nelle intenzioni doveva essere l’ultimo concorsone a cattedra, creando così nel giro di un anno due graduatorie parallele, entrambe valide per le assunzioni a tempo indeterminato, una da concorso e un’altra dalle abilitazioni SSIS.
Poi seguì la riforma Moratti, poi il bombardamento di decreti retroattivi del ministro Fioroni, poi arrivò la Gelmini che pensò bene di eliminare le SSIS per non far più abilitare nessuno. Poi però la cosa fu ulteriormente ripensata, e fu istituito il TFA, che di fatto funzionava come la SSIS (percorso abilitante con un anno, anziché due, di scuola di specializzazione), solo che inseriva gli abilitati nella cosiddetta II fascia, valida solo per le supplenze, e non per le assunzioni a tempo indeterminato. Il tutto mentre ancora andavano smaltite le gradutorie del Concorso 1999. Non solo. A ciò sono stati aggiunti i PAS, stessa identica cosa del TFA, ma senza numero chiuso, a libero accesso per tutti coloro che, pur senza abilitazione, avevano maturato almeno tre anni di supplenze.
Se siete confusi e leggendo i paragrafi precedenti avete già perso il conto delle graduatorie esistenti, non vi preoccupate: noi insegnanti, che siamo in questa baraonda da almeno dieci anni, siamo confusi almeno quanto voi, se non di più.
Poi nel 2012 arriva come un fulmine Profumo, ministro del governo tecnico di Mario Monti, che decide di ripristinare un concorsone cui, di fatto, può accedere chiunque, abilitato o no, basta che si sia laureato prima del 2002 e abbia nel suo percorso di studi gli esami necessari per l’accesso alle classi di concorso di riferimento. Il tutto per 11.000 posti in tutta Italia tra scuola dell’infanzia, primaria e secondaria di primo e secondo grado. Un’altra graduatoria insomma, da sommare alle precedenti.

Il risultato è il seguente: alcune graduatorie del 1999 sono ancora oggi da esaurire, centinaia di  vincitori del concorso 2012 sono ancora senza cattedra, nella cosiddetta I fascia (abilitati SSIS) ci sono oltre 150.000 precari, oltre 200.000 nella II fascia cui si aggiunge un numero imprecisato di precari di III fascia (quelli non abilitati).
E la scuola cade a pezzi: la continuità didattica è un miraggio, ai primi di ottobre il corpo docenti risulta ancora incompleto e i ragazzi sono abbandonati al loro destino. Insegnanti precari e istruzione precaria.
Quali sono i punti della rivoluzione proposta da Renzi?

1) Renzi dichiara che il governo per l’a.s. 2014/2015 svuoterà le graduatorie di I fascia assumendo TUTTI i 150.000 precari.
Non ci spiega però con quali soldicon quale criterio.
Per capire quanti soldi effettivamente verranno stanziati, attendiamo la finanziaria. Per il criterio invece, si vocifera la formazione di una graduatoria nazionale, con tanto di sondaggio preliminare cui verrà richiesto agli attuali precari la disponibilità ad accettare incarichi fuori regione.
Se in tempi di crisi si può pensare che un trasferimento seduta stante sia un sacrificio fattibile (anche se, bisogna ricordarlo, la maggior parte dei precari hanno un coniuge e dei figli), resta il problema del reperimento fondi.
2) Se non si capisce bene dove verranno trovati i soldi, sembra chiaro dove si vuole andare a tagliare.
Basta con le supplenze brevi. Anziché dare lavori, benché limitati, ai docenti precari non in servizio, le supplenze verranno ricoperte dagli stessi docenti di ruolo, che dovranno mettere a disposizione della scuola un monte di ore annuo non retribuito. Una follia, in sostanza: togliere un minimo di lavoro a chi non ce l’ha e far lavorare gratis chi ha il posto fisso.
Inoltre, stop agli scatti stipendiali di anzianità. A parte che si va a ledere un principio INALIENABILE, vale a dire l’incremento di salario per un lavoro pubblico, al servizio di un ministero, l’idea di sostituire scatti di anzianità con scatti legati al merito è il punto più oscuro della proposta: chi stabilisce il merito? Con quali criteri? E se non ci sono soldi per gli scatti di anzianità, dove si trovano quelli per il merito?
3) Se si assumessero quei 150.000 precari, benissimo, sarebbe un gran successo.
Ma che ne sarà degli oltre 200.000 abilitati PAS e TFA di seconda fascia? Un numero che crescerà ulteriormente con coloro che si abiliteranno a giugno 2015.
Che ne sarà di loro?
Prima gli abilitati SSIS aspiravano al ruolo. Poi gli abilitati TFA e PAS aspiravano quanto meno alle supplenze. Ma adesso? Adesso nulla, potranno solo partecipare a nuovi concorsi. Perché sì, una volta svuotate le prime fasce, si assumerà – di nuovo, come prima del 1999 – solo tramite concorso. Solo che al concorso avranno accesso solo, se laureati dopo il 2002, gli aspiranti in possesso di abilitazione PAS o TFA.
Quindi queste persone, avranno superato tre prove, pagato le tasse per un anno di specializzazione e tirocinio non retribuito per avere in mano che cosa? Il titolo di accesso a un nuovo concorso.
4) Il nuovo concorso, pare, sarà bandito nel 2015.
A disposizione 40.000 posti.
Domande senza risposte: e gli oltre 160.000 abilitati PAS e TFA che non vinceranno il concorso che faranno? Visto che non ci saranno più supplenze, a che serve la loro abilitazione così tanto sudata? Se Profumo per reperire 11.000 posti per il concorso 2012 ha fatto i salti mortali (e come già detto ancora alcune centinaia di quelle cattedre devono essere distribuite), 190.000 posti (150.000 da vecchie graduatorie + 40.000 da nuovo concorso) in due anni, come e dove vengono fatti saltar fuori?
E ripetiamo: chi spiega ai non vincitori che sono state cambiate le regole (per l’ennesima volta) in corso d’opera e che la loro abilitazione non serve a niente?

Una rivoluzione che fa acqua da tutte le parti.
Una rivoluzione che somiglia davvero, nonostante i proclami di Renzi, all’ennesima riforma (la quinta? la sesta in quindici anni?) che va a contraddire, e a complicare, le precedenti.
Col risultato di una scuola sempre più misera. E ingiusta.

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