Il diritto di amare

C’è una sottile linea rossa, pesante tuttavia come una cortina di ferro, che negli anni e nei secoli ha voluto separare religione e civiltà, dogmi ed evoluzione sociale, difesa dei principi religiosi e necessità di progresso.
Ritengo che tutto questo sia stato, e continui ad essere, nient’altro che un comodo paravento.

Ogni volta che in Italia naufraga un qualsiasi tentativo per riconoscere finalmente dal punto di vista legale i diritti degli omosessuali e le nozze gay, si spiega il tutto con la matrice cattolica del nostro paese. Ma la religione come insormontabile impedimento a quella che dovrebbe essere, nel 2010, una scontata conquista sociale, non è altro che un illusorio muro di gomma.

Ho sempre ritenuto che la religione non c’entri nulla. Proprio oggi arriva la notizia di come in Argentina, paese che conta il 91% di cattolici tra la sua popolazione, il senato abbia dato il via libera alle nozze gay.

L’Argentina, appena trent’anni fa, era oppressa da una terribile dittatura militare, i cui segni sono ancora vivi e presenti nella vita odierna del paese: le madri di Plaza de Mayo gridano ancora giustizia per i loro figli desaparecidos, il ricordo di quegli anni terribili è ancora vivo in gran parte della popolazione e i miei coetanei trentenni ricordano un’infanzia segnata dal terrore e dalla repressione.
Inoltre, come tutto il resto dell’America Latina, l’Argentina è una delle nazioni, come e forse più dell’Italia, che nella storia ha più subito la pressione delle gerarchie ecclesiastiche.
Nonostante questo, oggi arriva questo voto storico.

Perché allora in Italia non è possibile? La democrazia italiana ha una storia più lunga e stabile di quella argentina, figuriamo da decenni tra le otto nazioni più sviluppate e progredite del pianeta.
Non è certo l’incompatibilità tra nozze gay e difesa dei principi cattolici a impedire il riconoscimento a un diritto legittimo e sacrosanto.

Da non cattolico sono fermamente convinto che nella storia anche recente i grandi personaggi della cristianità abbiamo sensibilmente contribuito a rendere questo mondo più umano e meno violento, più giusto e meno barbaro. Sono fermamente convinto cioè che in molti casi i principi cristiani siano stati non un freno, ma un incentivo al progresso delle civiltà.

Se in Italia ancora oggi è impossibile soltanto pensare alla possibilità di riconoscere le nozze gay non è per la matrice cattolica della nostra cultura, ma per la matrice razzista, bigotta, machista, omofoba e fondamentalmente fascista delle nostre radici culturali.
Una strisciante e agghiacciante cultura radicata da sempre in tutta la popolazione.
Una cultura che ottanta anni fa creò il terreno ideale per l’avvento della dittatura fascista e che oggi impedisce il riconoscimento di un diritto inviolabile dell’essere umano: il diritto di amare, il diritto di costruire un nucleo riconosciuto e tutelato legalmente, il diritto di scegliere la propria vita.

Aspettiamo.

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